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  • Descrizione:

    La sua imponente mole, sormontata da una grande cupola esagonale, su cui torreggia una poderoso angelo alato, raffigurante San Michele Arcangelo, da l’impressione di un tempio in stile neoclassico.Fu voluta dall'arciprete Paolo Lapi e la sua costruzione fu iniziata nei primi dell’800, ma per vari problemi fu completata nell'anno di grazia 1900Nel 1818 vi fu celebrata la prima Messa, mentre non era ancora che un cantiere di lavoro.I lavori si intensificarono nel 1824 e dopo 30 anni, propriamente il 10 ottobre 1854, nell’anno in cui il Pontefice proclamava il dogma dell'Immacolata Concezione, la Matrice fu ufficialmente consacrata 'e dedicata a San Michele Arcangelo.Nel 1859, all'età di 85 anni, moriva intanto l'arciprete Paolo Lapi, compianto da tutto il paese e fu sepolto nella Matrice che egli stesso aveva ideato e in un certo senso portato a termine. Ma la Chiesa mancava di altare e suppellettili. Il nuovo arciprete Don Vincenzo Cancilla, nel lunedì di Pasqua del 1862, supplicò il Padre Guardiano di Gibilmanna, Gaetano Cirincione da Gratteri, affinché pregasse per il completamento dei lavori. P. Gaetano accolse la proposta e decise di formare una Commissione da lui presieduta e si recò da Gaetano Monroy Ventimiglia, Principe di Belmonte e Barone di Gratteri per ottenere un cospicuo contributo, che fu dato al Guardiano G. Cirincione, che provvide saggiamente a spenderlo per ultimare gli altari e le rifiniture sotto la guida del nuovo arciprete don Rosario Bonafede.Nel 2001, il parroco Sac Santo Scileppi, ha deciso di ristrutturare la Chiesa e il 24 dicembre dello stesso anno, fu inaugurata da S. Ecc. Mons. Francesco Sgalambro, Vescovo di Cefalù, compiaciuto dello splendore a cui la Chiesa è ritornata.La Chiesa possedeva delle ingenti proprietà, che provenivano tutte da lasciti di devoti per spontanea donazione di fedeli per il suffragio perpetuo dei defunti, come si può ancora leggere nei numerosi atti notarili, i quali portano le date dal 1500 in poi, mentre i precedenti sono illeggibili, poichè scritti in caratteri gotici.Sommariamente si riscontrano dodici salme di terra con caseggiato in contrada Olivazza (nel 1864 dato alle sorelle lacuzzi); un grosso fondo a Carnagio (dato a fam. Maggio); un podere nel feudo a Malagirati denominato Chiusa del Crocefisso (dato in concessione a Santoro); una quantità di terre in contrada Cuba, Ariella e Comuni.Possedeva inoltre un vasto appezzamento di terreno in contrada ‘Mandilo (ceduto poi agli Ortolano); un orto alla Conigliera; una chiusa alla Difesa, una chiusa di sette tumoli a Capo d'Acqua (anch'essa data a fam. Maggio); un orto adiacente alla Chiesa di dodici tumoli di terra in contrada Rapputi.E ancora delle piante di ulivi in contrada Petrusi, Cipolazzo e Murgìfutu; due case a Lascari ed altra chiusa nel Cozzo Veronica. Inoltre era dotata di una croce a d'argento, due calici in rame dorato, una patena d'argento, un turibolo con navetta ed un vasetto per l'Olio Santo in argento.Quanto sopra, sia per le proprietà, quanto per gli arredi sacri, risulta dal Revelo del 1811 presentato al capitano demaniale dai sacerdoti don Vincenzo Lanza e don Giuseppe Di Fatta e da altro Revelo del 1815. compilato e firmato dal Sac. Severino Sideli, procuratore della Chiesa.Questi beni furono venduti o dati in enfiteusi dal Demanio, ma ciò che meraviglia è il fatto che i nuovi possessori erano i notabili del tempo e i parenti degli arcipreti in carica.
  • Indirizzo: Corso Umberto, 88
  • Città: Gratteri
  • Provincia: Palermo
  • Religione: Cattolica
  • Telefono: 0921 429209
  • Mappa:


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